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Correlazioni in Medicina



La regressione dello spessore intima-media carotideo predice la riduzione di eventi cardiovascolari ?


È stata effettuata una revisione della letteratura per verificare se la regressione dello spessore intima-media carotideo fosse associata a una ridotta incidenza di eventi cardiovascolari.

L'aumento dello spessore intima-media carotideo è associato a un incremento del rischio di malattia coronarica e di eventi cerebrovascolari.
Tuttavia non è accertato se i cambiamenti favorevoli nello spessore intima-media carotideo riflettano benefici prognostici.

Nell'analisi sono stati inclusi tutti gli studi randomizzati che hanno valutato lo spessore intima-media carotideo al basale, alla fine del follow-up e che hanno riportato gli endpoint clinici.

È stata effettuata un'analisi per testare la relazione tra cambiamenti medi e massimi nello spessore intima-media carotideo e gli esiti.

Sono stati individuati 41 studi per un totale di 18.307 partecipanti.

Nonostante la significativa riduzione della coronaropatia, degli eventi cerebrovascolari e della mortalità per tutte le cause indotta da trattamenti attivi ( per eventi di malattia coronarica, odds ratio [ OR ]: 0.82, p=0.02; per eventi cerebrovascolari, OR=0.71, p=0.05 e per mortalità per qualsiasi causa, OR=0.71, p=0.03 ), non è emersa una relazione significativa tra regressione dello spessore intima-media carotideo ed eventi coronarici ( p=0.37 ), eventi cerebrovascolari ( p=0.75 ) e morte per tutte le cause ( p=0.69 ).

Inoltre, le caratteristiche basali dei pazienti, il profilo di rischio cardiovascolare, lo spessore intima-media al basale e al follow-up, e la qualità dello studio non hanno influenzato in modo significativo l'associazione tra cambiamento dello spessore intima-media e gli esiti clinici.

In conclusione, la regressione o il rallentamento della progressione dello spessore intima-media carotideo indotti da terapie farmacologiche cardiovascolari, non riflette la riduzione degli eventi cardiovascolari. ( Xagena2010 )

Costanzo P et al, J Am Coll Cardiol 2010; 56: 2006-2020



Cardio2010


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